San Giuseppe Vesuviano: Grande festa della tammorra

Sabato 6 Novembre 2010 torna a San Giuseppe Vesuviano (NA), Località San Leonardo, la FESTA DELLA TAMMORRA. Dopo il successo delle precedenti edizioni, la festa arriva alla IV edizione. Dalle ore 21,00 ci saranno tammurriate, pizziche, tarantelle con libera esibizione e senza nessuna amplificazione fino a notte inoltrata!!!
La festa della tammorra sarà inserita nella II edizione della sagra dei funghi che si terrà venerdì e sabato 6 novembre 




Le origini della tammorriata si perdono nella notte dei tempi; essa è senza dubbio una delle più sensuali e seducenti forme di ballo ed affonda le sue origini nelle antiche danze greche e, probabilmente, nelle antiche danze delle genti campane, come i sanniti.
Per nostra fortuna e nonostante i secoli trascorsi la tammorriata ha mantenuto i tratti fondamentali delle antiche danze, continuando a rappresentare i riti della sessualità e della fertilità connessi alla terra intesa come madre d i ogni cosa e, quindi, fonte della vita.
La tammurriata è una danza a coppia, ed esprime rappresentazioni rituali che non riguardano mai il quotidiano, quanto, piuttosto, tutto ciò che il quotidiano nega e reprime. Non deve, quindi, essere associata alla tradizionale danza d'amore, cosa che invece può rappresentare la tarantella. Il ballo r' 'e campagnole, ossia il ballo dei contadini, è costituito da una gestualità ritualizzata che, nel momento collettivo, assume un significato simbolico e magico. I suoi gesti possono essere spontanei, derivati da gesti che si effettuano durante il lavoro quotidiano nei campi o in casa, come setacciare la farina o spezzare i maccheroni, oppure imitazioni degli atteggiamenti degli animali come il volo degli uccelli e le gestualità tipiche dei gallinacei.
Quando la musica comincia a scandire il suo tempo, tra i potenziali ballatori, attraverso un gioco di sguardi avviene la ricerca del partner, poi l'incontro tra i due ed, infine, la formazione della coppia di ballerini. Nella prima fase del ballo sembra che i due danzatori cerchino la giusta intesa tra loro ed assaporino bene il ritmo della tammorra, sul quale poggia anche il canto, e ballando, cominciano anche a saggiare il loro rapporto con lo spazio. In questo momento di ricerca i due esprimono la loro volontà psicologica  di possedere un proprio spazio entro cui agire protetti sia dalla barriera che si è venuta a creare tra la coppia sia da quella formata dagli astanti i quali, a loro volta, sono sempre dei potenziali partecipanti alla danza stessa visto che potrebbero intervenire in ogni istante. Durante l'esecuzione della tammurriata, infatti, non esistono attori e spettatori, non vi sono barriere tra i partecipanti alla festa, né esistono palcoscenici,  ma si formano spontaneamente dei cerchi con tutti i presenti all'interno nei quali si fondono, in un tutt'uno, suonatori, cantatori e spettatori.
Il cerchio simboleggia la volontà umana di sfuggire il tempo canonico, si tenta, attraverso di esso, di fermarlo almeno per quel momento di festa donato alla divinità. Il duro vivere quotidiano viene così dimenticato ed esorcizzato. Il cerchio formato dagli spettatori serve a potenziare le energie umane dei partecipanti alla tammurriata; nel suo interno la danza si svolge regolarmente sempre sulla ritmica dello schioccare delle  castagnette, tenute in mano un po' da tutti  tra gli sguardi fissi e reciproci dei ballatori. In alcuni momenti di spontaneo eccitamento, però, la frase musicale che segue la scansione ritmica dei versi del cantatore, tende a stringere gli accenti; in questo momento uno dei due danzatori comincia ad assumere un ruolo aggressivo di evidente atteggiamento amoroso o di sfida , assecondato o scacciato dall'altro. Quest'ultimo può allora indietreggiare, perché incalzato dal compagno o dalla compagna, oppure decidere di accettare il corteggiamento o il duello.
Questa fase del ballo è la più coinvolgente e frenetica ed è chiamata rotella o vutata. La vutata è dunque il simbolo della sfida o dell'accoppiamento, ma può risultare da parte della donna un rifiuto dell'uomo che la sta corteggiando; la coppia, allora, si può spezzare ed in questo momento può entrare, per formare una nuova coppia, un altro personaggio, come nuovo potenziale corteggiatore. In questa fase si modificano anche la ritmica e la parte cantata, infatti la tammorra batte in uno, il cantate canta su una nota sola molto prolungata, o aggiunge dei versi più brevi per seguire i due danzatori che girano su loro stessi quasi incatenati. In questo momento della vutata si assiste alla totale liberazione ad allo sblocco di tutte le tensioni muscolari. Nella girata l'andamento della danza, nella maggior parte dei casi, è antiorario.
Non c'è limite di tempo alla danza se non quello di sfinire, raggiungere, con la perdita della coscienza, l'acme che dischiude nuovi orizzonti prima sconosciuti. Il ballo non è soltanto frenesia, e neanche semplice stato di ebbrezza, ma è puro invasamento divino. Non esiste scuola per imparare questo ballo, ma solo iniziazione; quando si è ragazzi si comincia a ballare con gli anziani ed allora bisogna solo seguire i passi senza prendere l'iniziativa. Seguire lo sguardo di colui che guida è importantissimo, soltanto guardandosi sempre negli occhi si può entrare perfettamente in sintonia.
La tammorriata descritta sino ad ora ha delle caratteristiche ben precise, ma vi sono delle differenze a secondo dei luoghi dove si balla; vicino al mare ed in pianura , ad esempio, la danza è stata sempre considerata un avvicinamento sensuale ed amoroso, mentre tra le montagne la necessità di conquistare le vallate le hanno conferito delle caratteristiche più dure e scattanti, quasi guerresche. La tammorriata scafatese è sicuramente  certamente la più ballata ed il suo fine è essenzialmente di natura sensuale; la paganese è più saltellante rispetto alla prima; i ballerini presentano minori momenti di attaccamento e la stessa vutata mantiene i ballerini distaccati. In questo  tipo di tammorriata che si può osservare a Pagani e nei paesi limitrofi, il corteggiamento sembra lasciare il posto ad una sfida tra i ballatori .Un terzo tipo di tammorriata è la giuglianese; la sua caratteristica principale è costituita dalla presenza del doppio flauto,del tamburello e dello scacciapensieri; il ritmo, (il sisco) inoltre, è più veloce, quasi ossessivo.
L'ultimo modo di ballare che prendiamo in considerazione è quello dell'avvocata, in onore della Madonna dell'Avvocata. La sua caratteristica fondamentale è nella presenza di un numero elevato di tammorre suonate contemporaneamente che può arrivare sino a dieci. C'è una tammorra principale che guida il tempo e, insieme alla voce, dà il numero dei colpi della vutata secondo il testo delle barzellette intonate. Qui la musica e i movimenti sono veri e propri richiami guerreschi, incitamento agli uomini nei momenti di combattimento.

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