"Clic! 30 Anni d’Asia": Mostra fotografica di Terzani
Viaggiare è sempre stato per Tiziano Terzani
un modo di vivere. Un piccolo taccuino per gli appunti in tasca, una
penna e una macchina fotografica al collo per poter accompagnare i suoi
reportage con le proprie foto. Il giornalista, scrittore, corrispondente
di importanti testate europee ed italiane in Asia, scomparso nel 2004,
ci accompagna in un viaggio che corrisponde allo sviluppo delle sue idee
e del suo modo d’essere.
La scoperta dell’oriente misterioso e la voglia di immergersi in questo mondo, conoscerlo ma anche possederlo, è il percorso dell’esposizione fotografica “Clic! 30 Anni d’Asia. La Mostra”,
che raccoglie un centinaio di foto, in bianco e nero, scattate nei
paesi dell’Asia dove Terzani ha vissuto e viaggiato: il Vietnam, la Cina
di una volta, le Filippine, il Giappone, l’India, e in cui - come ha
raccontato suo figlio Folco - trascinava tutta la famiglia "perché lui ci credeva, non lo faceva tanto per fare. Ha amato ogni posto in cui siamo stati".
La mostra, in scena al Palazzo Incontro (via dei Prefetti 22) fino al 29 maggio, curata dal figlio del giornalista, Folco Terzani, è promossa dalla Provincia di Roma e organizzata da Civita in collaborazione con Fandango.
Una selezione di immagini che racchiude la sua natura, il suo spirito profondo di conoscenza e di introspezione (“tutto quello che non conoscevo, all’inseguimento di idee, di uomini, di storie di cui avevo letto”) e che riesce a catturare l’attimo, l’essenza del suo pensiero e la forza delle atmosfere che Terzani si trovava a vivere.
In
Vietnam, nel 1972, per raccontare la guerra. Di nuovo nel 1975, a
Saigon, per riprendere i volti finalmente felici dopo la vittoria sul
gigante America. La Cina, il divertimento, la scoperta,
l'imprevedibilità o come la descrive lo stesso Tiziano, la grande
avventura. Il Giappone degli anni '80, una nazione ricca, ordinata
eppure triste, dove è l'uomo che ha preso il sopravvento sulla natura,
la regolarità, la legge, il tentativo di perfezione. L’amata India,
quella dei mendicanti e delle strade polverose, dove non ci sono molte
cose, ma lo shanti si, "quel senso di pace che - dice Folco - lui è riuscito a racchiudere nelle immagini".
Fanno
parte della mostra anche gli scatti in Cambogia, quando il reporter
Terzani lascia il posto all'artista che viaggia non più per raccontarne
la cronaca, bensì “per sentire gli odori e vedere i colori”, e in Nepal, sull'altopiano del Mustang, ventidue foto inedite di una delle regioni più isolate dell’Himalaya, di fronte a un re “con un castello di pietra e di fango e i cui tesori erano pecore e cavalli”. Nel silenzio lunare del Mustang, Tiziano Terzani si potè dedicare totalmente alla fotografia, fermandosi e aspettando, per cogliere non solo il soggetto ma anche l’attimo in cui si trova nella luce perfetta, come nel famoso ritratto di Amchi, il medico-mago che attraversa una fascia di sole sotto gli occhi di una delle sue sorridenti maschere.
Tra fotografie, cimeli e documenti, c'è
anche un messaggio che Tiziano Terzani ha lasciato a suo figlio Folco e a
tutti i figli del mondo: “Ai giovani che mi chiedono "ma io che
cosa faccio?" rispondo Guarda! Il mondo è pieno di cose da esplorare
[...] Ci vuol coraggio, determinazione, fantasia, ma le possibilità ci
sono. Io questa vita me la sono inventata, mica cent'anni fa, ieri
l'altro. Ognuno lo può fare, ci vuole solo coraggio, determinazione,
senso di sé che non sia quello piccino della carriera, dei soldi, che
sia il senso che sei parte di questa cosa meravigliosa che è tutta qui
attorno a noi. Allora capito? È fattibile! Fattibile per tutti, fare una
vita, una vera vita. Una vita in cui tu sei tu, una vita in cui ti
riconosci.
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